Le disgrazie di Gulmara Karimova e il futuro dell’Uzbekistan
Islam Karimov è un dittatore di successo, ma ha una certa età e si dice anche qualche problema di salute e qualcosa comincia evidentemente a sfuggirgli. Il paese viene da un mese di mobilitazione delle forse di sicurezza ed è tranquillissimo se non fosse che in famiglia è guerra.
Ci sono due letture dell’improvviso accendersi della scena uzbeka, altrimenti noiosa nella misura in cui Karimov fa sparare sulla folla al primo accenno di manifestazione e ama bollire vivi gli oppositori (così vuole la vulgata). La prima propone un conflitto per la successione all’interno della famiglia, mentre la seconda vede nel motore dei recenti eventi i vertici degli onnipotenti servizi segreti (SNB), che starebbero facendo piazza pulita di eventuali successori di Karimov in vista delle elezioni del 2015, alle quali evidentemente ritengono che non si presenterà, convinzione condivisa anche da chi propende per la prima ipotesi.
L’impostazione del regime di Karimov è quella classica dello stato stalinista nella sua versione pi accentrata e paranoica, il modello al quale si sono affidati con successo tutti gli ex leader dei partiti comunisti locali che hanno preso il potere fin dallo scioglimento dell’URSS. e che ci sono ancora grazie alla pratica del terrore e alla messa in scena d’elezioni plebiscitarie che lasciano pochi dubbi su quanta democrazia vi circoli. Karimov peraltro viene descritto come progressivamente più isolato nella sua magione di campagna, si è liberato da qualche tempo del suo fidato capo del SNB Akhat Nasyrov, praticamente onnipotente e lo ha sostituito con Rustam Inoyatov, che le cronache e certe voci definiscono ambizioso e incline a presentarsi alle prossime elezioni. Sia come sia, i segni di una lotta per la successione in corso si sono manifestati all’interno della famiglia Karimov e hanno visto scontrarsi pubblicamente le due figlie del dittatore, Gulnara e Lola, con il risultato che la prima è rovinata nella polvere e ora sarebbe agli arresti domiciliari dopo che le forze di sicurezza hanno fatto irruzione dal tetto nel suo appartamento per arrestare alcuni sui soci, accusati di esportazione illecita di capitali e frode ai danni dello stato, ai quali il procuratore locale ha promesso punizioni esemplari.
Ricchezza che gli uzbeki finora non hanno potuto apprezzare, ma della quale Gulnara disponeva in abbondanza, al punto che lei e la sorella fanno base a Ginevra circondate da una corte di servizio e si danno a spese tipiche degli sceicchi. Entrambe, come peraltro la madre Tatiana, sono nominalmente a capo di piccoli imperi economici, una ricchezza che ha attirato l’attenzione delle procure di Svezia, Svizzera e Francia, tre paesi indagano su Gulnara e uno su Lola perché sospettano importazioni illegali di capitali frutto di corruzione, ma ovviamente a fare sensazione è che su di lei e il suo entourage sia calata la mano pesante della giustizia uzbeka, che in teoria aveva elementi per insospettirsi gia da decenni e che se agisce ora è perché ha chiaramente ricevuto lo stimolo e l’autorizzazione a farlo da chi ha mandato a morte personalità più importanti di un giudice per molto meno.
La mano di Lola o dei servizi uzbeki è chiaramente visibile dietro un blitz dell’opposizione in esilio nella casa ginevrina di Gulnara, dove gli attivisti del gruppo d’opposizione Uzdem Fund Suisse sono entrati con le chiavi e i codici degli allarmi e da dove, prima che arrivassero gli uomini di un’azienda di sorveglianza privata, hanno pubblicato sui social network le immagini del lusso dell’ambiente e la presenza di opere d’arte uzbeke che dovrebbero trovarsi invece nei musei nazionali.
Inutile chiedere alle autorità uzbeke notizie su quello che sta succedendo, risponde solo il silenzio, l’unica dichiarazione ufficiale proveniente dall’ufficio di presidenza dice che sono questioni di famiglia di Karimov e che l’ufficio commenta solo questioni inerenti la sua presidenza, aggiungendo peso all’ipotesi di un conflitto effettivamente dinastico. Se la spettacolare irruzione in casa di Gulnara del 17 febbraio fosse avvenuta senza il consenso di Karimov è chiaro che la situazione sarebbe molto più grave, ma anche se si tratta di una lotta intestina alla famiglia è pur sempre una frattura epocale per un regime come quello di Karimov. L’ipotesi che qualcuno interno al regime lo stia assediando facendo pressioni sulla famiglia non è da scartare, ma significherebbe che Karimov ha già perso il controllo dell’apparato e che questo sta agendo per isolare la famiglia e per venire a capo del problema posto dalla guardia presidenziale. Si tratta di un esercito nell’esercito, composto di fedelissimi mantenuti isolati dal resto del mondo e allevati nel culto del capo e paranoia. Giurano fedeltà al presidente e non possono comunicare con l’esterno, nemmeno andare online o seguire gli sviluppi politici, esistono solo per rispondere agli ordini di Karimov e anche in caso di ribellione dell’apparato a Karimov sarebbero un osso duro da affrontare, visto che non c’è da dubitare che il dittatore ordinerebbe di sparare su chiunque gli venisse in mente di considerare un nemico. Il regime per ora non pare comunque interessato dalla disgrazie di Gulnara e non sembra sentire il bisogno di risponderne al paese o di denunciare mosse ostili da parte di poteri oscuri, segno che probabilmente l’Uzbekistan è ancora decisamente il regno di Karimov e dei suoi fedeli servizi di sicurezza e che le disgrazie di Gulnara non giungono all’insaputa dell’anziano leader, circostanza esclusa anche dalla figlia, che lo dice invece male informato da chi la calunnia e quindi sostanzialmente d’accordo con la sua punizione. La Dinasty uzbeka promette scintille e qualunque sia il copione che si sta scrivendo avrà conseguenze sul futuro del paese e sull’assetto del potere, che nel medio periodo dovrebbe comunque continuare a essere riservato a un numero ristrettissimo di persone, già ai vertici delle gerarchie dell’attuale regime.
Pubblicato in Giornalettismo